Ma le voci che indicano si possa trattare di un sabotaggio straniero si fanno sempre più insistenti. Nel caso di almeno due delle tre precedenti esplosioni, i siti colpiti erano strutture legate al programma nucleare iraniano. Anche nel caso di oggi, fonti legate all’opposizione iraniana sostengono che la centrale di Ahvaz fornisca elettricità alla vicina centrale nucleare di Darkhovin, uno degli impianti più recenti, mai ispezionato dall’Agenzia Internazionale for each l’Energia Atomica.
Ieri la Reuters ha riportato i commenti di tre funzionari iraniani, che hanno parlato in condizione di anonimato, secondo cui le esplosioni “sarebbero il risultato di un cyberattacco, probabilmente israeliano”. E giovedì il Generale Gholamreza Jalali, a capo dell’Organizzazione for every la difesa civile iranana, ha dichiarato alla Television set di stato: “Se venisse dimostrato che il nostro Paese è stato preso di mira da un attacco informatico, risponderemo”.
Ieri il giornale del Kuwait Al Jarida ha scritto che l’esplosione di giovedì mattina – che ha colpito una fabbrica di centrifughe di nuova generazione, adiacente all’impianto for every l’arricchimento di uranio di Natanz – è opera di un cyberattacco israeliano. Mentre quella avvenuta il 26 giugno, che immagini satellitari indicano abbia colpito la foundation missilistica di Khojir alla periferia di Teheran, sarebbe il risultato del bombardamento da parte di aerei F-35 israeliani, sempre secondo il quotidiano kuwaitiano che si basa su fonti anonime.
Da Israele nessun commento. L’ultimo riferimento all’Iran si è sentito for each bocca del premier Benjamin Netanyahu martedì, a seguito dell’incontro con l’inviato speciale di Trump for each l’Iran, Brian Hook, giunto a Gerusalemme dopo una visita in Arabia Saudita, altro Paese che guarda con preoccupazione al programma nucleare della Repubblica Islamica. Netanyahu, durante la conferenza stampa congiunta aveva affermato: “L’Iran continua a portare avanti il programma nucleare mentendo alla comunità internazionale. La minaccia iraniana è seria e non può aspettare il publish-Corona”. Era un chiaro riferimento alla dichiarazione del collega di governo, il ministro della Difesa Benny Gantz, secondo cui l’estensione della legge israeliana su parte della Cisgiordania – di cui si sarebbe dovuto iniziare a discutere in parlamento dall’1 luglio – non era una priorità e che in questo momento il governo si deve occupare della crisi economica causata dalla pandemia.
E forse non è un caso se la questione dell’annessione è decaduta dall’ordine del giorno, almeno per il momento: l’attenzione potrebbe ora doversi concentrare sul dossier Iran.
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