Appena sono sbarcati verso le 17.30 a Fiumicino, i 276 passeggeri arrivati ieri da Dacca con un volo speciale hanno trovato advert attenderli i medici dell’Asl Roma 3 per fare loro sierologici e tamponi. Stando ai primi risultati 14 di loro sarebbero positivi, hanno contratto il Covid, dopo aver fatto i take a look at sul sangue. Soltanto questa mattina arriverà l’esito dei tamponi for each capire se sono ancora ammalati oppure guariti. L’indice di sieroprevalenza è pari al 6,2 per cento, per capire nella città di Roma siamo al 2,4. Partenza flop invece al generate in nel presidio Casa della Salute San Caterina della Rosa: in tutta la giornata sono stati solo tre i cittadini del Bangladesh a sottoporsi ai molecolari. Da ieri, nella Capitale, è partita la macchina voluta dalla Regione Lazio for every arginare il focolaio di Covid sorto intorno alla comunità bengalese di Roma. Una situazione – quella legata ai contagi di ritorno – sempre più allarmante: nelle ultime 24 ore si sono registrati tra gli abitanti del Paese asiatico altri 11 casi, portando il totale a 39. Sempre ieri, arrive detto, la giunta Zingaretti ha dato un’altra stretta al sistema dei controlli: dopo i tamponi per tutti, l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, ha firmato un’ordinanza, secondo la quale a Fiumicino chi arriva dal Bangladesh sarà sottoposto a sierologico e tampone, for each «verificare tempestivamente l’eventuale positività e limitare la circolazione del virus». I viaggiatori saranno posti in isolamento preventivo in attesa dei risultati delle analisi, con le Asl tenute a trovare anche un posto sicuro dove alloggiarli. For every esempio, parte dei 276 sbarcati sono stati trasferiti in un lodge vicino allo scalo.
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For every gestire senza rischi queste operazioni, a Fiumicino è stato deciso di considerably sbarcare i passeggeri dal Bangladesh al T5, terminal chiuso da anni e non più operativo, un tempo destinato ai voli sensibili (Usa o Israele). Blindato all’esterno, nel T5 è stata allestita la undertaking power sanitaria con medici della Asl, del ministero e della Croce rossa, che dopo aver misurato loro la temperatura, ha sottoposto i 276 viaggiatori ai test. Tra loro pochi parlano italiano, con la maggior parte a Roma for each riprendere il proprio lavoro o trovarne uno. «Alloggerò a casa di miei connazionali – dice Fakir, 25 anni – spero che mi aiuteranno a trovare un impiego. Non mi sento la febbre e non posso permettermi di stare male. Ho bisogno di aiutare la mia famiglia rimasta a casa». Rientrato dal Paese asiatico, dopo essere andato a trovare i parenti, anche Haziri: «Vivo a piazza Vittorio e lavoro lì. Sono contento che ci controllino: ai miei connazionali hanno creato diversi problemi, come successo ai cinesi all’inizio dell’epidemia. Speriamo di non perdere il posto».
Intanto è alta la tensione all’interno della comunità bengalese romana. Lo dimostra il fatto che soltanto tre dei suoi componenti ieri si siano presentati in through Forteguerri, dove la Regione, con l’Asl Roma 2, ha allestito un generate in for every fare i tamponi ai cittadini del Bangladesh. Spiega Fabrizio Ciaralli, direttore del distretto 5 dell’Asl 2: «Oggi, con il V Municipio, incontreremo i rappresentanti della comunità for every organizzare un percorso di accesso al gazebo e sensibilizzarli».
Dalla comunità lamentano scarsa informazione e il timore di ritorsioni di stampo razzistico. Ma c’è chi ammette che alcuni bengalesi, non regolari, hanno paura a presentarsi al push-in. Nure Alam Siddique detto Bachu, portavoce dell’Associazione Dhuumcatu, chiede sia residenze protette for every i contagiati sia regole meno stringenti «per consentire anche ha chi ha il permesso di soggiorno scaduto di fare il ampone». «Alcuni partono da Dacca malati e vengono in Italia for every farsi curare – racconta Mohammed Taifur Rahman Shah, presidente dell’Associazione Coordinamento Ital-Bangla & Sviluppo – Da noi il sistema sanitario è allo sbando e le remedy sono a pagamento».
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